Approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 4 ottobre, il decreto crescita bis, ribattezzato decreto 2.0 per le importanti novità contenute - anche se non le uniche presenti nello stesso - in merito all'implementazione e sviluppo della rete internet e nella digitalizzazione della P.A. Più precisamente, è obiettivo del Governo con questo secondo pacchetto di misure “ fare del nostro Paese - così, si legge nella relazione governativa che accompagna il decreto - un luogo nel quale l'innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese”.
Quattro , sono i capisaldi sui cui poggiano le norme del decreto e sui cui il Governo intende intervenire del medio periodo. Nel primo dei quattro capisaldi di intervento, ci sono le norme per l'applicazione dell'Agenda Digitale Europea, attraverso la quale “ l'Italia andrà a dotarsi nel breve periodo di uno strumento normativo forte per la realizzazione delle strategie, delle politiche e dei servizi di infrastrutturazione e innovazione tecnologica del Paese”.
Fra le novità più importanti, spicca - così recita il primo articolo del decreto legge - quella dell' “identità digitale” e dei “servizi innovativi” annessi. Ciò significa che, presto, si potrà dire addio alla vecchia carta di identità e alla tessera sanitaria; al loro posto, i cittadini potranno dotarsi di un unico documento elettronico, che consentirà di accedere più facilmente a tutti i servizi online della P.A. Tale documento, sostituirà progressivamente tutti quelli attualmente in circolazione, e sarà il punto di riferimento unitario attraverso cui il cittadino verrà registrato e riconosciuto dalle amministrazioni dello Stato.
Ancora, dal primo gennaio del 2013, ogni cittadino avrà la facoltà di comunicare con la P.A anche soltanto tramite un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC), tanto da costituire domicilio digitale del cittadino e, in subordine , con annesso inserimento nell'anagrafe nazionale della popolazione residente, in modo che possa essere utilizzabile da tutte le amministrazioni pubbliche.
Andando avanti - si legge nel decreto - fra le misura a favore delle famiglie per ovviare al cd.“ caro libri” c'è la possibilità , a partire dall'anno scolastico 2013-14, di accedere ai libri di testo in versione esclusivamente digitale, oppure in abbinato con il cartaceo. Sul versante della sanità, invece, a breve prendere corpo il “fascicolo sanitario elettronico (FSE), che conterrà tutti i dati digitali di tipo sanitario e socio-sanitario del cittadino, raccogliendo di fatto tutta la storia clinica del paziente. In più - a corollario - verrà accelerato anche il processo di digitalizzazione delle prescrizioni mediche, definendo tempi certi e uguali su tutto il territorio nazionale. Inoltre, il Governo intende nel mediato “ estendere la spendibilità delle prescrizioni - attualmente limitata alla singola regione – a tutto il territorio nazionale.
Scendendo di qualche articolo del decreto, precisamente l'art. 14, individua fra gli obiettivi strategici dell'agenda governativa, l'azzeramento del divario digitale infrastutturale nazionale attraverso “la diffusione della connessione internet anche in zone ancora non coperte attualmente dal servizio”. Il Governo in proposito, ha stanziato ulteriori centocinquanta milioni di euro, rispetto alle risorse già rese disponibili in precedenza . A queste si aggiungono le risorse che il Governo altresì si impegna a individuare per per la diffusione anche nella restante parte del territorio - per intendersi, quella già coperta dal servizio internet veloce - attraverso la messa in opera dell'”ultra banda larga” e annessi dispositivi wireless.
Ultimi due aspetti, da ricordare, ( e che afferiscono al primo caposaldo di intervento) sono la “monetizzazione e fatturazione elettronica” e gli adempimenti in merito alla “giustizia digitale”. Per il primo aspetto a decorrere dal 1 gennaio 2014, “ i soggetti – così si legge nell'art. 15 del decreto – che effettuano attività di vendita di prodotti e prestazioni di servizi, anche professionali, saranno tenuti, ad accettare pagamenti con carta di debito”. Per il secondo, invece, vengono introdotte disposizioni per snellire modi e tempi delle comunicazioni e notificazioni in modo da rendere più efficienti i servizi in ambito giudiziario tra cittadini e imprese. In particolare, “ nei procedimenti civili tutte le comunicazioni e notificazioni a cura delle cancellerie o delle segreterie degli uffici giudiziari verranno effettuate esclusivamente per via telematica” purché il destinatario sia munito di posta certificata.
Passando per il secondo caposaldo di intervento governativo, si introduce per la prima volta nel panorama legislativo italiano “un quadro di riferimento organico per favorire la nascita e la crescita di nuove imprese innovative (ovvero comunemente conosciute con il termine di origine inglese, startup). Su questo, il Governo ha messo subito a disposizione circa 200 milioni di euro, sotto forma di incentivi e fondi per investimento. Naturalmente, non tutte le imprese di nuova costituzione possono accedere a tali benefici: è la stessa legge a indicare le caratteristiche e criteri per farne parte. Sostanzialmente, in sintesi, con il termine “nuova impresa innovativa” si fa riferimento a un preciso oggetto sociale, legato “allo sviluppo e alla commercializzazione di prodotti o servizi innovativi al alto valore tecnologico”.
Nel terzo caposaldo, invece, fra i tanti interventi, è interessante menzionare quello legato “all'accesso al credito delle piccole e medie imprese” divenuto, oggi , più che mai fondamentale nel corso della crisi. Sostanzialmente, la norma propone – senza che ciò comporti oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato – che venga riconosciuto in favore di “confidi” ( consorzio di garanzia collettiva dei fidi) la possibilità diretta di attingere a fondi costituiti da contributi dello Stato, delle Regioni e di altri enti pubblici.
Nell'ultimo caposaldo, sempre nell'interesse del cittadino medio, c'è da rilevare come, con il presente decreto legge, da ora in avanti tutte le “clausole di tacito rinnovo eventualmente previste” nel contratto di assicurazione verranno abolite ex lege. Inoltre, sempre per decreto, verrà definito una schema di “contratto base” di assicurazione civile auto, nel quale “ prevedere tutte le clausole necessarie ai fini dell'adempimento di assicurazione obbligatoria” . Lo stesso, poi , dovrà essere reso pubblico anche tramite internet dalla compagnia assicurativa e dovrà essere accompagnato dal preventivo “sul costo complessivo individuando separatamente ogni eventuale costo per i vari servizi aggiuntivi.”
Da ultimo, a tutela del consumatore-assicurato, si inasprisce le norme sulla pubblicità , e più specificamente gli obblighi per le compagnie assicurative di predisporre nei propri siti internet “aree riservate attraverso le quali consentire ai propri clienti di verificare lo stato delle proprie coperture assicurative, le scadenze, i termini contrattuali sottoscritti, la regolarità dei pagamenti di premio” secondo procedure similari a sistemi di homebanking
lunedì 8 ottobre 2012
martedì 10 luglio 2012
La riforma del lavoro Fornero, e il tema dei licenziamenti. Ecco cosa cambia

Essenzialmente la riforma si sviluppa su quattro direttrici : nella prima, nell’ambito delle tipologie contrattuali esistenti , si mira a rendere, da un lato, più stabile e prioritario il lavoro subordinato a tempo indeterminato attraverso una serie di limiti e di pesi tendenti a rendere maggiormente onerosi i ccdd. contratti precarizzanti, quali quelli a tempo. E dall’altra parte, si eleva a percorso elettivo , l’apprendistato quale modalità prevalente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Nella seconda direttrice, quella a proposito di “flessibilità in uscita” , c’è la parte - a mio giudizio - più importante e maggiormente significativa dell’intera riforma: e non tanto per le innovazioni successe a tale intervento, poche e di poco conto, ma per il cambiamento culturale insito nella riforma stessa che ha novellato l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, - quello per interci sul ” diritto alla reintegrazione del posto di lavoro” - che fino a poco tempo fa era ritenuto - a torto o ragione - per molti un vero e proprio tabù.
In quest’ordine di idee, la riforma Fornero ha avuto almeno un merito: quello di aver contribuito a cambiare il vocabolario e il linguaggio degli italiani.Così dalla novella dell’art.18 escono di scena le parole “reintragrazione e posto di lavoro “ per subentrarvi la più generica formula di principio “ tutela del lavoro in caso di illegittimo licenziamento”. Solo dal nome si evince che non è più il “posto di lavoro” che la legge aspira a tutelare, ma il lavoro inteso quale “ diritto contentibile e inalienabile al contempo” come del resto ha affermato con una celebre esternazione: “il lavoro non è un diritto”, la stessa Ministro Elsa Fornero a pochi giorni dall’approvazione in Parlamento della stessa riforma, in un’intervista rilasciata al prestigioso “Wall Street Journal” .
Entrando nel merito della questione dei licenziamenti individuali, si può con una certa tranquillità dire che la presente riforma non ha smantellato, come qualcheduno pensa, le tutele dei lavoratori, anzi in taluni casi sono state addirittura ampliate. Con ciò alludo alla cosidetta “tutela reale” o di “reintegrazione del posto di lavoro” che anche grazie alle modifiche apportate all’art. 18 rimane “ una forte e ineludibile garanzia a favore del lavoratore a fronte di licenziamenti ingiustificati.”
In particolare è stata tipizzata e rinforzata la formula “ licenziamento per motivi discriminatori o ritorsivi” che ha ottenuto la massima tutela offerta dal sistema attraverso “la declaratoria di nullità da parte del giudice, con sentenza che ordina al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, indipendentemente dal motivo formalemente addotto e quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro”. In siffatta ipotesi, il giudice condannerà altresì il “datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore, stabilendo a tal fine un’indennità commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione, dedotto quanto percepito ( aliunde perceptum) nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative” . E comunque l’indennità, in tal caso non può essere inferiore a cinque mensilità.
Sempre sulla stessa scia, il giudice potrà condannare il datore di lavoro alla reintegrazione del posto di lavoro di quel lavoratore che a fronte di quelle violazioni di maggior gravità si accerti l’insussistenza , o la manifesta insussistenza del fatto contestato che stato alla base del motivo o della causa di licenziamento, sia essa soggettiva e cioè legata alla condotta del singolo lavoratore sia essa oggettiva legata a ragioni di natura tecnica, organizzativa e produttiva. In questo caso, ad un siffatto precetto si aggiunge poi anche la condanna ad un’indennità risarcitoria equipollente - nei criteri di quantificazione sul dovuto - a quella del “licenziamento discrimitario” , ma diversa nella corresponsione degli stessi, e cioè nella misura che non potrà essere superiore a dodici mensilità della retribuzione globale di fatto.
Nell’uno e nell’altro caso, licenziamento discriminatorio da una parte e per ingiusitificato motivo o ingiusta causa grave dall’altra, il datore di lavoro è comunque tenuto, al di là della misura dell’indennità risarcitoria corrisposta, a versare, per il medesimo periodo che il lavoratore è rimasto lontano dal lavoro, sia i contributi previdenziali che quelli assistenziali.
Si inserisce in questo quadro, sostanzialmente immutato rispetto alla previgente disciplina dell’art 18, la possibiltà per i licenziamenti cd. di minor gravità ( nelle altre ipotesi, cosi definti dal testo di legge) in relazione all’ingiustificato motivo o ingiusta causa delle motivazioni accertate davanti al giudice siano esse di natura oggettiva che soggettiva, la possibilità di corrispondere in luogo della tutela alla reintegrazione del posto di lavoro un’indennità risarcitoria nella misura - questa volta superiore a quelle dell’ipotesi precenti richiamate - di un minimo di dodici mensilità ad un massimo di ventiquattro; modulabili a discrezione del giudice in base a determinati criteri a cui la legge rimanda.
In sostanza per esemplificare ancora, la legge divide le ipotesi di licenziamento tra quelle a tutela cd. forte, con cui obbliga il datore a reinserire il lavoratore al proprio posto, da quelle - la novità - a tutela cd. debole, che risconosce - diversamente - la sola corresponsione dell’indennità risarcitoria a fronte dell’illegittimità accertata del licenziamento.
Infine, con la terza direttrice di riforma si introduce uno specifico rito, sulla falsa riga di quello cautelare, al fine di creare una corsia preferenziale per le controversie aventi ad oggetto l’impugnativa dei licenziamenti.
Il tutto poi va confrontato, con una riforma di più ampio respiro, anch’essa all’interno della medesima legge ( quarta direttrice) che attraverso l’Aspi ( assicurazione sociale per l’impiego) renderà più efficiente, equo e coerente l’assetto degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive in una prospettiva di universalizzazione e di rafforzamento dell’occupabilità delle persone. In sostanza, da oggi, le imprese dovranno “farsi carico con un aggravio di costi per le stesse” di una forma di assicurazione dove confluirà in un unico strumento, l’Aspi appunto, l’indennità di mobilità e quella di disoccupazione.
martedì 12 giugno 2012
Articolo Eco del Tevere - Riduzione del numero dei parlamentari, fine del bicameralismo perfetto, rafforzamento dell'esecutivo nell'ottica del semi-presidenzialismo. Queste le ipotesi di riforma al vaglio del Parlamento.
Le nostre Istituzioni, per come ce l'hanno tramandate i nostri Padri costituenti , appiano, oggi, con il passare del tempo 'ingiallite' e al pari non più idonee a espletare la propria funzione repubblicana per le quali sono nate e cioè quella di tradurre le istanze popolari in azioni comuni. E così, oggi, complice anche la crisi economica si fa più forte l'esigenza di rinnovarle al fine di correggere e snellire tutte quelle regole che fanno del nostro sistema paese una democrazia “bloccata”, o per meglio dire “zoppa” in quanto non più capace di coniugare la rappresentanza democratica con l'efficienza delle istituzioni viste nella loro complessità. Per questa ragione, e per ciò solo, al di là delle scelte che il Parlamento porterà avanti nel proseguo di questo fine di legislatura, appare comunque “lodevole” che siano le stesse forze politiche che fanno parte di quel 'sistema' ad arrovellarsi attorno ad alcune ipotesi migliorative di riforma; definendo altresì, anche il percorso di intervento da assegnare in termini di priorità che nel proseguo andrò ad analizzare.
Con il primo intervento, attualmente all'esame del Senato, si mira a ridurre sensibilmente il numero dei parlamentari portandoli ad un livello, che se non è in linea con quello delle maggiori democrazie occidentali, vede comunque nel suo complesso una riduzione importante dei suoi componenti. Infatti si passa dai 630 deputati attuali ai 508 e, per quanto riguarda il Senato, si scende dagli attuali 315 senatori a 254. Questa, almeno all'apparenza, è la parte della riforma che maggiormente riscuote consenso fra la gente ma che comunque va detto – per correttezza - poco incide in termini di risparmi per il contribuente-cittadino.
Scendendo nel dettaglio, con il secondo intervento, sempre seguendo l'ordine della bozza di legge costituzionale targata Violante-Quagliariello, si tende – con essa - a ridefinire il perimetro delle competenze del Parlamento, mantenendo pur sempre intatta l'idea originaria di bicameralismo. Anche se questa volta non più perfetto, cioè con i due rami del Parlamento che fanno le medesime cose, ma – e diversamente - apportando qualche piccola modifica in termini di regolamento, che vede – più propriamente - Montecitorio, occuparsi delle materie contenute nel secondo comma dell'art. 117 della costituzione, cioè quelle definite a potestà legislativa esclusiva delle Stato. Mentre – di contro – a Palazzo Madama, toccherà tutto ciò che riguarda il terzo comma, sempre del 117, e cioè di legiferare in quelle materie che rientrano tra la competenza concorrente fra Stato e Autonomie periferiche. E con il fine ultimo, non nascosto, di introdurre un elemento di federalismo anche nelle istituzioni per meglio graduare le istanze centripete statuali, con le esigenze – di segno contrario - dei governi del territorio. Su questo aspetto, che attiene i rapporti fra il centro e la periferia, va altresì ricordato che numerose bozze di riforma giacciono in Parlamento e propongono in sé di rimettere in gioco la stessa idea di ripartizione del potere fra Stato, Regioni e Autonomie. Stante il fatto che, ad un decennio e rotti anni dalla legge costituzionale del 2001 - quella, per intenderci , che rivedeva taluni rapporti in termini di decentramento - , c'è bisogno a detta di molti autorevoli osservatori , di apportare a quella parte di costituzione qualche piccolo ritocco di segno inverso a quello che animò il legislatore di inizio secolo. Si è visto nella pratica che, la divisione in termini di sola competenza fra i diversi livelli istituzionali, se non corretta dalla sussidiarietà verso l'alto, contribuisce – essa stessa - ad acuire i conflitti invece che mitigarli e per ciò stesso a rendere ancora più lenta la macchina della burocrazia statuale. Urge, un ripensamento generale del sistema delle autonomie, magari spostando alcune materie che oggi sono di competenza concorrente su quelle di ordine esclusivamente statale e, mantenendo al contempo, la cornice federale disegnata dal nostro legislatore.
Questa parte della riforma – a mio giudizio – è quella meno convincente fra quelle ipotizzate, stante il fatto che la differenza in termini concettuali fra le due Camere si basa tutta su una diversa attribuzione di competenze che - come ho chiarito sopra - porta irrimediabilmente con sé a situazioni di conflitto. Visto che, a priori, è difficile tracciare un confine preciso su ciò che sia “esclusivamente a competenza statale” o per contro sia “ concorrente” e, su questo, l'esperienza decennale di ricorsi davanti alla corte costituzionale dovrebbe insegnarci qualcosa.
Il terzo punto, quello maggiormente ricco di novità, attiene invece al ruolo che l'esecutivo, il Governo, subirà dall'esito del percorso di modifica costituzionale avviato al Senato. E' indubbio, visto l'orientamento delle forze politiche in generale che l'idea di un forte premierato possa essere considerata una soluzione in sé condivisa e condivisibile ma c'è anche da ricordare che, sempre al Senato e sempre all'interno della maggioranza, si è innestato parallelamente e alternativamente - rispetto al premierato - un percorso diverso è forse più ambizioso che tende addirittura a postulare il cambiamento della forma di governo da parlamentare a semi-presindenziale.
Andando con ordine, cinque sono gli emendamenti apportati alla bozza Violante-Quagliariello, sulla quale – come accennato – si innesta un percorso semi-presidenzialista, per concentrarsi in sostanza su tre aspetti fondamentali. Il primo, l'elezione a suffragio universale e diretto del Presidente della Repubblica da tutti i cittadini che abbiano compiuto la maggiore età. Dunque, non più un Presidente super partes slegato dall'agone politico e strenuo difensore della Costituzione. Ma, diversamente, un leader che presiede il Consiglio dei Ministri, nomina il Primo Ministro ( non più Presidente del Consiglio) e su proposta di questo nomina e revoca i singoli Ministri restando in carica cinque anni con la facoltà di rielezione per una sola volta. Accanto a lui, il Primo Ministro, scelto fra le forze di maggioranza, una sorta di “ comandante in seconda” che compie le scelte politiche quotidiane, dirige e coordina l'attività dei ministeri e dell'amministrazione in generale.
Il secondo punto, invece attiene, i rapporti fra Parlamento e Governo - in particolare con il Primo Ministro - fortemente 'razionalizzati' da una previsione speciale di preferenza dei disegni di legge, da quest'ultimo presentati, su quelli proposti dai singoli parlamentari, in ordine ai lavori dell'assemblea e con dei tempi cadenzati riguardo all'iter conseguito. In pratica il Primo Ministro diventa il dominus, dettando l'agenda del Parlamento e potendo richiedere altresì al Presidente della Repubblica anche lo scioglimento del Parlamento stesso. In sostanza il ruolo del Parlamento viene fortemente ridimensionato nei suoi effetti pur garantendo altresì - ed è il terzo aspetto da evidenziare – uno statuto di garanzia delle minoranze in Parlamento - azionabile da un quarto dei parlamentari - con il quale sollevare questione di legittimità costituzionale delle leggi approvate in un termine non superiore a giorni trenta.
Da ultimo, si pensa di collegare alla suddetta ipotesi di riforma anche la previsione di modifica del sistema elettorale in senso maggioritario a doppio turno, per esaltare – al contempo - il carattere maggioritario insito nel semi-presidenzialismo da un lato e, dall'altro, (sull'ipotesi di riforma parlamentare) valorizzare il ruolo dei maggiori partiti a discapito di quelli più piccoli e al fine di rendere più stabile e razionale il sistema politico in generale.
mercoledì 9 maggio 2012
Spending review

giovedì 12 aprile 2012
L’Imposta Municipale Propria.
L’Imposta Municipale Propria così si chiama la “ nuova tassa” introdotta lo scorso dicembre dal Governo Monti, è nata in via sperimentale come Imposta Municipale Unica con l’obiettivo ambizioso e riformatore di semplificare in un’unica soluzione l’imposta sul reddito delle persone fisiche, le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari sui beni non locati e la vecchia imposta comunale sugli immobili ( ICI). Nel marzo dello scorso anno, il Governo Berlusconi nel quadro di un più ampio disegno di riforma in senso federalista decise di stabilirne l’introduzione, nella sua versione “ definitiva “, a partire dall’anno 2014 e a limitarne l’applicazione ai soli immobili diversi dalla abitazione principale e dalle relative pertinenze. Così, il decreto “Salva Italia” di fine dicembre - diversamente e rispetto al precedente decreto di marzo - non ha fatto altro che anticiparne l’introduzione in via sperimentale a partire dall'anno in corso.
Il testo della legge, prevede - viste anche le recenti modifiche apportate al decreto fiscale attualmente in conversione alla Camera - che il pagamento dell’imposta sia suddiviso in due rate, rispettivamente il 16 giugno a titolo di acconto ( con proroga al 18) e il 16 dicembre a conguaglio. L’imposta dovrà essere pagata da tutti coloro che hanno il possesso di beni immobili, ivi comprese l’abitazione principale e le relative pertinenze , le aree fabbricali (compresi gli immobili strumentali o alla cui produzione o scambio è diretta l’attività dell’impresa) ed i fabbricati rurali, per i quali è prevista l’obbligatoria iscrizione al catasto fabbricati. Diversamente, per i fabbricati agricoli il decreto “Salva Italia” prevede l’obbligo di dichiarazione al catasto edilizio urbano entro il 30 novembre dell’anno in corso e il versamento della imposta municipale relativa agli stessi in un’unica soluzione da pagare , questa , entro il 16 dicembre pv. Per gli altri, il termine per la dichiarazione degli immobili posseduti alla data del 1 gennaio, è del 30 luglio.
Le recenti modifiche al decreto fiscale - come anticipato sopra - hanno fatto sì che l’acconto del 18 giugno si concretizzerà nel versamento della metà dell’importo ottenuto applicando alla base imponibile (che si calcola con la rendita catastale o domenicale rivalutata e moltiplicata per un coefficiente fisso che varia a seconda della categoria dell’immobile) le aliquote di base; e cioè lo 0,4 per cento per le abitazioni principali e le relative pertinenze; lo 0,76 per le altre abitazioni; lo 0,2 per i fabbricati rurali. Nel frattempo, i Comuni in vista dell’approvazione dei bilanci da chiudere entro il 30 giugno dell’anno in corso, potranno iscrivere nei preventivi le entrare Imu sulla base degli importi con le aliquote così predeterminate. Ed entro il 30 settembre, i Sindaci e i rispettivi Consigli Comunali, sulla base dei primi dati di gettito che inizieranno ad affluire da fine luglio, potranno modulare - in virtù dei risultati parziali - in aumento o in diminuzione le aliquote e le detrazioni da applicare. E questo perché i Comuni hanno la facoltà di variare le aliquote nel limite minimo e massimo rispettivamente dello 0,2 e dello 0,6% per l’abitazione principale e dello 0,46 e 1,06% per tutti gli altri immobili; con possibilità inoltre di scendere allo 0,4% per gli immobili locati e per quelli posseduti dalle persone giuridiche. Ciò comporterà che il cittadino-contribuente, fino a settembre, potrebbe ancora non sapere - conti alla mano - quanto debba realmente pagare di imposta per l’anno in corso.
A questa situazione di incertezza, deve poi aggiungersi la facoltà concessa al Governo di ritoccare le aliquote e le detrazioni entro il 10 dicembre: oggi stabilite nella misura di duecento Euro per l’abitazione principale più cinquanta Euro per ogni figlio di età non superiore a ventisei anni; e fino ad un massimo di seicento Euro.
Tutto ciò si trasforma in una vera e propria incognita per il contribuente sul quantum di imposta da pagare a saldo, visto anche che il conguaglio di dicembre potrebbe essere appesantito dalle novità che nel frattempo il Comune - da un lato - e il Governo - dall’altro - apporteranno nel corso del mese di settembre e dicembre sul versante delle detrazioni e delle aliquote da applicare. Ragione per cui, la rata di dicembre potrebbe essere molto superiore a quella preventivata al momento dell’acconto di giugno. E questo perché, come anticipato, l’acconto si calcola sulla aliquota di base prevista dalla legge, la quale potrebbe subire adeguamenti in aumento ad opera del Sindaco a partire da settembre, e per iniziativa del Governo sino a dicembre. Riformulando: il contribuente potrebbe trovarsi, in coincidenza del Santo Natale a spendere la propria tredicesima non per i regali e il cenone di Natale ma per mettersi in regola con la nuova imposta sugli immobili. (Spero di sbagliarmi, sic!)
Buone notizie invece per per i terreni degli imprenditori agricoli professionali (Iap) e dei coltivatori diretti. Sarà sottoposta a imposizione solo la parte di valore oltre i sei mila euro, e sono previste comunque riduzioni d’imposta dal 70% al 25% fino a trentadue mila euro di imposta. E per i fabbricati, considerati strumentali come le cascine e situati in Comuni a oltre mille metri di altitudine, scompare del tutto l’imposizione.
Altre novità potrebbero arriva nei prossimi giorni con la presentazione di emendamenti al decreto fiscale in sede di conversione. Facile immaginare che i Deputati non si limiteranno ad asseverare il testo uscito da palazzo Madama, ma diversamente vorranno dire la loro. In tal senso vanno lette le dichiarazioni fatte al Corriere della Sera del segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha annunciato la volontà di riaprire il capitolo Imu. Per Alfano, infatti ” l’imposta dovrebbe essere una tantum, non riproponibile così come è per l’anno 2013 e, per venire incontro alla famiglie, convenire con il Parlamento che la stessa sia rateizzabile.”
venerdì 9 marzo 2012
Riforma del mercato del lavoro tra flessibilità e stabilità. Le novità e i punti in discussione.
L’Unione Europea e gli osservatori internazionali da anni chiedono all’Italia di adottare una serie di riforme strutturali per favorire il rilancio dell’economia. Una di queste riguarda, appunto, il mercato del lavoro del quale si chiede, rispettivamente e principalmente, da un lato una maggiore flessibilità in entrata per invogliare le imprese ad assumere nuovi lavoratori; e dall’altro lato meccanismi meno restrittivi per quanto riguarda la cosiddetta flessibilità in uscita attraverso licenziamenti individuali anche in deroga al temuto articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che comunque rimarrebbe in vigore anche nell’ipotesi di riforma prospettata dal Governo.
In sostanza si tratta di spezzare quel “dualismo nelle tutele” che vede contrapposti da un lato quei lavoratori ipergarantiti e ormai assorbiti dal sistema e, dall’altro lato tutti gl’altri che invece rimangono fuori e si trovano in uno stato di precarietà protratto nel tempo.
L’intenzione del Governo, e in particolare, del Ministro titolare del dicastero delle Politiche Sociali e del Lavoro, Fornero, è proprio quello di mitigare il fenomeno della precarietà sopra ricordato - come effetto delle “formule contrattuali a tempo” - mantenendo però al contempo la flessibilità del mercato in entrata delle riforme, rispettivamente delineate nel pacchetto Treu e nella legge Biagi. Le novità dunque, se possiamo definirle tali, ricadrebbero tutte sulla cosiddetta flessibilità in uscita e cioè sulla possibilità per le imprese, anche per quelle di maggiori dimensioni, di licenziare - poi nel proseguo vedremo in che limiti - il singolo lavoratore per motivi economici, tecnici o organizzativi fatta eccezione per quelli cd.discriminatori.
Una proposta del genere, è ferma in Senato, e vede come primo firmatario il Sen. Nerozzi e fra gli altri anche il giuslavorista e senatore Pietro Ichino e reca norme per l’istituzione del contratto unico di ingresso ( CUI). Un’ipotesi, questa, che ha un precedente illustre nella proposta di “Statuto dei Lavori” di Biagi e Treu; poi ripresa , recentemente, ( nel novembre 2010) dall’ora Ministro Maurizio Sacconi se pur con delle differenze di contenuto. Infatti, nella versione “sacconiana” si dà maggiormente risalto alla disciplina del nuovo apprendistato per farne, diversamente e contrariamente alla proposta Ichino, il rapporto prevalente nel primo accesso (e nel rinserimento ) nel mercato del lavoro. Con la previsione, questa la novità, dell’estensione dell’applicazione della medesima figura contrattuale anche alle collaborazioni coordinate e continuative ( anche nella modalità a progetto ) e ai titolari di partita IVA la cui posizione di dipendenza dal committente sia accertata.
Seguendo, invece, il percorso della proposta di iniziativa legislativa Nerozzi-Ichino, che sta alla base appunto della Riforma Monti-Fornero, emerge chiaramente già dalla Rubrica del disegno di legge la ratio della norma e cioè quella di istituire una figura contrattuale di base a tutele progressive al fine di conciliare la flessibilità - richiesta dal mercato - con le esigenze di stabilità dei lavoratori. Questo però non significa che con il CUI verrà introdotta un’ulteriore figura contrattuale da aggiungere alle quarantaquattro già esistenti. Al contrario, la sua “unicità” sta nel fatto che il contratto è da intendere a tutti gli effetti come un contratto “standard” a tempo indeterminato a cui si riconoscono e garantiscono tutele minime e puntuali a tutti i lavoratori, anche a quelli che oggi sfuggono alle maglie della contrattazione collettiva; oggi decentrata. Difatti, con la presente, non si proibisce l’uso della altre formule contrattuali cd. atipiche, ma si mira, diversamente, a scoraggiarne l’uso, o meglio a renderle meno competitive rispetto alla regola del contratto a tempo indeterminato. A questo fine il ddl Ichino modifica la disciplina vigente dei contratti a termine, prevedendo, accanto alla reintroduzione di vincoli causali oggettivi ( stagionalità, sostituzione temporanea di lavoratori, lavori nello spettacolo) un vincolo riferito al contenuto minimo della prestazione lavorativa, fissato in Euro venticinquemila ( 25.000) annui lordi per una prestrazione di lavoro subordinato a tempo determinato. In più, per le forme cosiddette di parasubordinazione, quali le collaborazioni a monocommittenza, si prevede che, in aggiunta al vincolo di natura retributiva, da specificare poi nella normativa di dettaglio, gli oneri contributivi previdenziali dovranno essere portati gradualmente allo stesso livello del lavoro di natura subordinata. Questo, a grandi linee, è quanto emerge dal dettame, sul quale poi va precisato che la medesima figura andrà a operare secondo un’articolazione composta da due fasi, la prima definita di “ ingresso” di durata non superiore a tre anni, e una successiva “fase di stabilità” caratterizzata da un meccanismo di tutela progressiva della stabilità. Con la previsione, che in caso di lincenziamento al lavoratore venga in ogni caso riconosciuta un’indennità economica di valore decrescente nell’arco del triennio durante il quale sarà impegnato in un piano di ricollocamento lavorativo. Per poi, a decorrere dall’inizio della fase di stabilità, riprendere vigore la tutela reale laddove già prevista nell’ordinamento vigente. Questo sta a significare che la flessibilità si riduce ai primi tre anni di rapporto, dopo di che, ritrova espressione “il benedetto art.18” salvo che il Governo e con esso, le parti sociali, trovino un accordo in materia. ( Ne dubito fortemente!)
A completamento della riforma - che secondo i piani del Governo andrà comunque a regime non prima dell’autunno del 2013 - c’è la volontà di mettere in discussione l’assetto degli ammortizzatori sociali, con la previsione dell’unificazione delle tutele, così come previste, in luogo del trattamento di cassa integrazione per cessazione di attività, delle indennità di mobilità e di disoccupazione attraverso un unico strumento di tutela del reddito da estendere a tutti i lavoratori e per tutte le tipologie di lavoro. Ma sul punto, è bene precisarlo, non c’è accordo tra le parti in gioco e quel che è peggio, mancano le risorse pubbliche per addivinire ad una simile ipotesi conclusiva. Vedremo !
giovedì 2 febbraio 2012
Decreto liberalizzazioni
Decreto Legge n. 1 del 2012.
Le liberalizzazioni del decreto Monti. Sintesi normativa.
Lo scorso 24 gennaio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge n.1/2012 ( meglio conosciuto come decreto “Liberalizzazioni” ) che reca“ Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” del sistema Italia. E, a parlare di urgenza, è lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri Monti nel corso della conferenza stampa di presentazione dello schema di decreto che chiarisce nel senso che segue i provvedimenti che sono stati presi “ si tratta - spiega il professore - di un insieme di provvedimenti volti a migliorare la qualità della vita dei cittadini, come anche la competitività dell’economia attraverso il miglioramento della produttività generale”.
Andando nel dettaglio dei provvedimenti presi, fra gli interventi “più apprezzati” - esordisce così il premier Monti davanti ai giornalisti - ci sono una serie di previsioni di disposizioni ( contenute nel decreto) che mirano da un lato a semplificare e a deregolamentare; dall’altro lato a introdurre meccanismi di trasparenza, equità e concorrenza nelle professioni, come anche norme per la libera impresa. In altre parole “ equità, rigore e crescita” il leit motiv che ha segnato i primi passi del Governo del professore.
Il primo articolo del decreto parla, a proposito di impresa, di “liberalizzazione delle attività economiche e di riduzione degli oneri amministrativi “ attraverso una vera e propria opera di “sfoltimento” di una serie di norme ritenute inutili e di intralcio alla libera iniziativa economica. Si parla di circa “trecento norme” che alla data del decreto e, sempre che lo stesso venga convertito in legge, perderanno la loro efficacia. Per lo più si tratta di divieti e restrizioni ritenuti incompatibili con le regole della concorrenza e della apertura dei mercati. In particolare, si riferiscono a “ limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o atti preventivi di assenso dell’amministrazione pubblica comunque denominati per l’avvio di un’attività economica e, sempre che - taluni divieti e restrizioni - non siano giustificati da interessi di natura generale”.
Sempre sul lato dell’iniziativa economica, è interessante ricordare che, per i giovani ( under 35), il terzo articolo del decreto riconosce la facoltà ai medesimi di costituire società a responsabilità semplificata: con un “solo euro” di capitale sociale. Una norma chiave, questa, neanche a dirlo intenzionalmente “sbandierata” sul piano politico e ideologico da questo Governo e che , anche se non avrà risvolti sul piano pratico - visto che il vero problema oggi per l’impresa è l’accesso al credito -, ha comunque e diversamente, un valore positivo sul piano simbolico.
Sempre per quanto riguarda l’impresa, poi, con l’art. 2 ( del decreto) è stata introdotta un’importante novità in materia di giustizia mediante l’istituzione del “Tribunale delle imprese”. Non si tratta, pertanto, di un Tribunale ad hoc, quanto piuttosto dell’estensione delle competenze proprie delle sezioni specializzate già esistenti ( D.lgs 168/2003) per il contenzioso in materia di proprietà industriale e intellettuale a cui si aggiungono le nuove materie di competenza indicate dal decreto ( a cui rimando).
Per quanto riguarda, invece, le misure destinate ad apportare maggiore concorrenza e competitività al mercato, è interessante menzionare en passant tutte quelle norme del decreto che prevedono - è il caso di farmacie, notai, taxi ecc - una diversa regolamentazione sul lato dell’offerta dei servizi.
Le farmacie , in particolare, passeranno da una ogni quattromila abitanti a una ogni tremila e ci sarà la possibilità di fare sconti a piacimento sui farmaci in vendita; cambia anche l’orario di apertura al pubblico delle stesse, non più rigidamente impostato ma libero nelle forme. Situazione analoga anche per i notai che incrementeranno di numero, con la previsione di concorsi da espletare già a partire dal prossimo anno.
Per i taxi, è previsto l’incremento del numero delle licenze, salvo specificare ( nel decreto), solo “ove ciò sia ritenuto necessario anche in base a un’analisi per confronto di realtà comunitarie e comparabili” e sempre che tale incremento sia “ accompagnato da adeguate compensazioni da corrispondere una tantum “ a favore del singolo che ha già la licenza alla data del decreto. In sostanza, si tratta di riconoscere una forma di compensazione a titolo di indennizzo per chi si vedrà decurtare il valore della propria licenza a causa dell’aumento del numero delle stesse.
Norme affini anche per le categorie professionali “ cd. regolamentate “ attraverso l’abrogazione delle tariffe fissate nei massimi (visto che quelle minime non sono più cogenti da tempo) come anche previsioni atte a normare le modalità sostanziali di pattuizione del compenso per la prestazione professionale. Su quest’ultimo aspetto la legge precisa che dovranno essere pattuite al momento del conferimento dell’incarico e, in ogni caso - qualora il cliente lo richieda espressamente e per iscritto - dovranno indicare “ per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi”.
Altra novità riguarda le tariffe r.c. auto con l’obbligo in capo agli intermediari che distribuiscono servizi e prodotti assicurativi “ di informare il cliente, prima della sottoscrizione del contratto, in modo corretto, trasparente ed esaustivo, sulla tariffa e sulle altre condizioni contrattuali “; e allo stesso tempo porre le stesse a confronto con quelle di “ almeno tre diverse compagnie assicuratrici non appartenenti a medesimi gruppi, anche avvalendosi delle informazioni obbligatoriamente pubblicate dalle imprese di assicurazioni sui propri siti internet.”
Sempre per quanto riguarda i servizi assicurativi è degna di nota, fra le altre, anche la possibile emanazione, nei mesi a venire, di ulteriori decreti atti a definire le modalità per la progressiva dematerializzazione dei contrassegni attraverso la loro sostituzione o integrazione con sistemi elettronici e telematici. Questi dati, elaborati in un elenco, saranno messi a disposizione delle forze di polizia e delle prefetture competenti in ragione del luogo di residenza del proprietario del veicolo per eventuali accertamenti al codice della strada.
Fra le “altre liberalizzazioni”, troviamo anche quelle che riguardano il sistema di distribuzione dei carburanti. All’articolo 17, si legge: “ a decorrere dal 30 giugno dell’anno in corso tutte le clausole contrattuali che prevedano per gli stessi gestori titolari di impianti forme di esclusiva nell’approvvigionamento cessano di avere effetto per la parte eccedente il cinquanta per cento della fornitura complessivamente pattuita”. E ciò, al fine di incrementare la concorrenza e l’efficienza del mercato anche attraverso una diversificazione nelle relazioni contrattuali tra titolari di autorizzazioni o concessioni e gestori degli impianti di distribuzione carburanti.
Infine, tra le tante novità è importante menzionare anche la previsione - contenuta nel decreto - per gli impianti fotovoltaici , con moduli collocati a terra in aree agricole,della cessazione degli incentivi previsti da leggi dello Stato. Questo, per la “gioia” dei tanti che hanno visto nello sviluppo delle fonti alternative uno strumento di integrazione del proprio reddito agricolo ( sic !).
domenica 29 gennaio 2012
Prova
Venerdi' 18 dicembre 2009, alle ore 20, presso i locali del salone Colella inCastelferrato si svolgera' un incontro politico organizzato dal gruppo consiliare Il Girasole. In occasione della seconda uscita del periodico il Territorio, il gruppo d'opposizione incontra la cittadinanza per presentare il quadro attuale della politica e delle attivita' amministrative svolte nel corso del 2009.
L'incontro sara' motivo per presentare relazioni sulle attivita' svolte e progetti per il futuro, ma anche per valutare lo stato di salute del quadro politico locale ed offrire un momento di analisi amministrativa pura agli interessati ed ai piu' attenti osservatori. Argomenti principali della serata quindi saranno quelli legati alle carenze amministrative nella frazione, quelli legati all'assestamento di bilancio e di previsione 2010. Si dara' spazio quindi alle questioni legate al PRG approvato, sempre piu' oggetto di attenzione e studio.
E' fuori dubbio che una parte dell'elettorato insiste ancora per un ricorso penale alla magistratura ordinaria per quelle scelte amministrative non proprio trasparenti che sono emerse durante il processo formativo e che sono state alla base della campagna elettorale passata, con repliche dei responsabili amministrativi non propriamente convincenti se non addirittura provocanti.
Altri argomenti politici faranno da contorno alle questioni citate; saranno affrontati argomenti relativi ai problemi della gestione del servizio scuolabus con l'esame delle minacce di sospensione servizio ai ragazzi della scuola; allo scadente stato di manutenzione delle strade comunali; alla tanta ostentata "Tolleranza Zero" adottata sembrerebbe solo su via Roma, con multe a ripetizione solo nei dintorni del municipio; ai macati servizi di sicurezza e vigilanza nelle manifestazioni come quelle della ruzzola nel centro cittadino; alle infantili bugie amministrative sull'Unione dei Comuni; all'inerzia amministrativa nella pianificazione dei lavori pubblici. alle altre questioni legate ai servizi pubblici a domanda e alla raccolta differenziata. Si chiudera' alle 21,30 con il trasferimento, per quanti vorranno aderire, presso il ristorante La Castellana, per la cena natalizia e gli auguri di rito.
Gruppo Consiliare Il Girasole
Prova seconda volta
Venerdi' 18 dicembre 2009, alle ore 20, presso i locali del salone Colella inCastelferrato si svolgera' un incontro politico organizzato dal gruppo consiliare Il Girasole. In occasione della seconda uscita del periodico il Territorio, il gruppo d'opposizione incontra la cittadinanza per presentare il quadro attuale della politica e delle attivita' amministrative svolte nel corso del 2009.
L'incontro sara' motivo per presentare relazioni sulle attivita' svolte e progetti per il futuro, ma anche per valutare lo stato di salute del quadro politico locale ed offrire un momento di analisi amministrativa pura agli interessati ed ai piu' attenti osservatori. Argomenti principali della serata quindi saranno quelli legati alle carenze amministrative nella frazione, quelli legati all'assestamento di bilancio e di previsione 2010. Si dara' spazio quindi alle questioni legate al PRG approvato, sempre piu' oggetto di attenzione e studio.
E' fuori dubbio che una parte dell'elettorato insiste ancora per un ricorso penale alla magistratura ordinaria per quelle scelte amministrative non proprio trasparenti che sono emerse durante il processo formativo e che sono state alla base della campagna elettorale passata, con repliche dei responsabili amministrativi non propriamente convincenti se non addirittura provocanti.
Altri argomenti politici faranno da contorno alle questioni citate; saranno affrontati argomenti relativi ai problemi della gestione del servizio scuolabus con l'esame delle minacce di sospensione servizio ai ragazzi della scuola; allo scadente stato di manutenzione delle strade comunali; alla tanta ostentata "Tolleranza Zero" adottata sembrerebbe solo su via Roma, con multe a ripetizione solo nei dintorni del municipio; ai macati servizi di sicurezza e vigilanza nelle manifestazioni come quelle della ruzzola nel centro cittadino; alle infantili bugie amministrative sull'Unione dei Comuni; all'inerzia amministrativa nella pianificazione dei lavori pubblici. alle altre questioni legate ai servizi pubblici a domanda e alla raccolta differenziata. Si chiudera' alle 21,30 con il trasferimento, per quanti vorranno aderire, presso il ristorante La Castellana, per la cena natalizia e gli auguri di rito.
Gruppo Consiliare Il Girasole
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